In un recentissimo passato ho potuto partecipare all’ultimo di un ciclo di incontri di arteterapia con il mandala tenuti da Mirella Errico, arteterapeuta Apiart presso l’Istituto RES di Torino.
La conduttrice ha dato inizio alla serata con una breve parte teorica, durante la quale ha analizzato e presentato ai partecipanti alcuni concetti riguardo la struttura del mandala e il significato dei punti cardinali.
La struttura
Prima di iniziare a realizzare il mandala vero e proprio è necessario creare una base per avere uno schema orientativo e di supporto nero con cui gestire con maggiore equilibrio e sicurezza le proprie capacità creative.
Inoltre, è importante segnare agli estremi dello “scheletro di partenza” anche i punti cardinali (nord, sud, est, ovest - consigliabile includere anche nord-est, nord-ovest, sud-est e sud-ovest -).
È importante, in fase di apprendimento della tecnica, che la base sia solida e ben strutturata, in modo tale da poter riflettere in seguito sul proprio stato emotivo momentaneo.
È possibile, così, decidere, a partire dal proprio bisogno, se il mandala necessita di una struttura maggiormente solida oppure più libera allo scopo di raggiungere un certo equilibrio di forme e di colori, nonché di beneficiare del riflesso di tale equilibrio durante il processo di creazione del mandala stesso, restituendo all’autore un senso di benessere.
Infatti, come accennato sopra, alcuni partecipanti necessitano che le circonferenze e gli spicchi che compongono la struttura siano molto fitti e ravvicinati tra loro, altri hanno bisogno di aree di libertà maggiori, pertanto, si esprimono con più facilità a partire da una base meno organizzata. In quest’ultima situazione la struttura sarà composta da un numero minore di cerchi e di rispettivi diametri.
La creazione della struttura, quindi, è una fase importante: essa può fornire al conduttore informazioni sulla loro configurazione interna e sui loro bisogni, inoltre essa stessa può influenzare notevolmente il processo creativo degli utenti.
Caratteristiche di una struttura equilibrata
Da quanto ho potuto apprendere, per struttura equilibrata si intende un’impalcatura con perimetri, diametri, ecc. e linee distanziati tra loro in maniera regolare.
È opportuno, per cominciare, che il centro del mandala coincida con il centro delle circonferenze concentriche e del quadrato.
Per trovare il centro è necessario tracciare due diagonali all’interno del quadrato, mentre per trovare i punti cardinali è necessario tracciare una linea orizzontale e una verticale in intersezione con le diagonali già precedentemente tracciate, partendo dalla metà di tutti i lati del quadrato.
Mirella Errico, arte terapeuta (+info)
Il centro del quadrato è il punto di incontro delle sue diagonali; all'interno del quadrato sono inclusi quindi cerchi concentrici, linee verticali, orizzontali e diagonali.
La circonferenza dell’ultimo cerchio delimita lo spazio entro il quale il mandala viene creato e si può paragonare alla superficie terrestre, ma anche alla superficie-pelle poiché il termine “mandala” ha il significato di cerchio, riferito all’universo inteso sia come reale che come mondo interno dell’individuo.
In secondo luogo i cerchi concentrici tracciati entro il quadrato devono avere uno scarto, l’una rispetto all’altra, costante: l’intervallo tra un cerchio concentrico e l’altro, ossia il raggio di una circonferenza più piccola e quella successiva, più ampia, deve variare di un valore sempre uguale.
I punti cardinali
I punti cardinali hanno ognuno un significato peculiare.
Il nord è associato alla meditazione, al luogo spirituale interno all’individuo e a quello sacro, inteso come tempio nel quale l’individuo ha accesso ed è il luogo della comprensione e della guarigione.
L’est indica la nascita, il nuovo, la primavera (quindi anche la rinascita) è dunque il risveglio della coscienza, l’inizio nella luce.
Il sud rimanda alla terra, alle radici e a tutto ciò che è materiale, ma anche al fuoco e alle sue ceneri come materia rigeneratrice di ciò che può nascere da essa stessa.
L’ovest è il luogo della riflessione su ciò che è stato, indica anche la fine, il passato e il lasciar andare ciò che non serve più per la nostra evoluzione.
Essi hanno lo scopo di permettere alla persona di orientarsi e di ritrovarsi nel foglio e di dare, con immediatezza visiva, un’idea della direzione verso cui lei stessa si sta muovendo.
Un mandala sviluppato maggiormente o maggiormente curato verso nord può indicare, ad esempio, un orientamento (momentaneo), del soggetto che l’ha prodotto, verso la meditazione.
Tale processo è possibile farlo anche in modo del tutto volontario, ascoltando il proprio bisogno di muoversi verso una direzione piuttosto che un’altra.
Un altro valore molto importante è dato dai colori che pure sono associati ai punti cardinali: il blu è associato al nord, il giallo all’est, il rosso al sud, il nero o colori molto scuri all’ovest, il bianco al centro del mandala.
La fase operativa
Terminata la prima parte dell’incontro in cui la conduttrice ha potuto spiegare quanto appena descritto - e altro ancora - è stato svolto il momento pratico e applicativo: la conduttrice ha invitato studenti in formazione e noi colleghi tirocinanti a creare la struttura del mandala.
Ognuno di noi si è dotato di un foglio, matita, righello/squadra, compasso per dar forma alla propria struttura.
Non appena tutti hanno portato a termine tale processo M. ha proposto un’attività di meditazione guidata: un “viaggio nei colori”.
A partire dalle suggestioni proferite da M. è stato possibile creare il nostro mandala.
La conduttrice, come prima indicazione operativa, ha chiesto ai partecipanti di concentrarsi sul colore della meditazione che più era rimasto impresso e di utilizzarlo per primo.
Partire da un colore significa impiegare la tinta individuata nella porzione centrale del mandala, poiché il mandala stesso si costruisce «dal suo centro».
Come l'ho disegnato?
Ho cominciato a dar forma al mio mandala a partire dalla circonferenza viola e bianca, in quanto il bianco è il colore che più mi ha colpita ed è rimasto fisso in mente anche al termine della meditazione.
Durante lo svolgimento del mandala ho avvertito sensazioni tra loro contrastanti: inizialmente mi sono fatta trasportare dal momento e da ciò che la mia immaginazione mi proponeva, provando piacere e senso di espansione; in un secondo momento, invece, il pensiero razionale e il mio giudice interiore hanno fatto incursione, suggerendomi di aggiungere particolari e di bilanciare linee e colori all’interno delle differenti zone del mandala.
Il pensiero che mi ha accompagnata nell’ultima fase di creazione fino al momento di condivisione è stato: “sarà giusto? È un mandala? Mi sono divertita, ma il risultato non mi piace: chissà cosa comunicherà e quale impressione darò agli osservatori”.
Ho avuto paura di scoprire parti di me caotiche e in confusione, anche se al tempo stesso, sono stata contenta di aver dato voce ad un lato di me meno rigoroso e più libero.
Durante il momento di integrazione e condivisione la conduttrice ha fornito, a tutti noi, qualche spunto di riflessione.
Nel mio caso, M. ha fatto riferimento ad un “processo di sperimentazione”.
La conduttrice mi ha aiutata a vedere ciò che in quel momento faticavo ad individuare e nominare: il mio mandala dava l’impressione di essere un "esperimento", ossia la prova concreta di un’esplorazione in atto.
Effettivamente, rispetto al primo mandala che avevo effettuato l’incontro precedente, tale emergente appariva molto diverso.
Non appena ho potuto comprendere e riflettere su quanto detto dalla conduttrice, sono riuscita a riconoscere nel processo creativo i miei cambiamenti.
Ricordo di aver esteso maggiormente nel foglio il mio mandala e di aver tracciato linee di forme nuove, mai provate fino a quel momento.
«il mandala si crea a partire dal suo centro»: questa è la frase che più mi è rimasta impressa dell’incontro.
Iniziare dal centro significa, a mio avviso, esercitarsi a manifestare il proprio mondo interiore, la nostra parte più autentica e vitale.
Una volta scoperto il fulcro, il punto di contatto con la nostra interiorità, potremo iniziare a costruire il nostro nuovo equilibrio, evolvendoci, espandendoci, provando nuove strade e procedendo anche, se necessario, per tentativi ed errori.
Articolo di Elisabetta Frua, dottoressa in psicologia.