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La Maschera nel Teatro Greco e nella Commedia dell’Arte

07/12/2022 12:38

Nicola Sensale

Varie,

La Maschera nel Teatro Greco e nella Commedia dell’Arte

La Commedia dell'Arte, la grande invenzione del teatro italiano tra il '500 e il '700, partendo dagli albori della maschera greca.

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Origini del Teatro: periodo classico

 

Quando nasce il teatro?

Convenzionalmente le radici del teatro vengono collocate in Grecia nel periodo tra il VI e il IV secolo a.C.

 

Dove si svolgevano gli spettacoli?

Le rappresentazioni teatrali nell'antica Grecia si svolgevano all’aperto in appositi luoghi e in determinati periodi dell'anno, soprattutto in corrispondenza delle celebrazioni religiose rese in onore di Dionisio in particolar modo le Grandi Dionisie che si tenevano ad Atene in primavera.

 

Poiché gli attori in scena erano pochi (tre o quattro al massimo quelli consentiti per la tragedia o la commedia, talvolta uno solo) ed erano esclusivamente uomini (le donne non erano infatti ammesse a rappresentare il dramma), essi indossavano maschere che permettevano un rapido “cambio di personaggio”.

 

Questo significava che l’attore doveva essere dotato di grande versatilità vocale e mimica, allo scopo di caratterizzare i diversi personaggi e renderli verosimili.

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Come erano le maschere greche antiche?

Le maschere del teatro greco erano molto vistose, l’apertura all’altezza della bocca consentiva inoltre di amplificare la voce in modo che il  pubblico potesse riconoscere anche a grande distanza i personaggi in scena.

 

E i costumi?

Anche i costumi avevano il loro effetto nel caratterizzare i ruoli, specie nella tragedia dove si indossavano abiti mirabili per ricchezza ed eleganza.

 

Come avveniva la messa in scena?

L’attore protagonista, spesso un attore unico sulla scena, recitava in versi e veniva “accompagnato” dal coro, un espediente scenico utilizzato per dare sostanza a una rappresentazione che diversamente sarebbe apparsa troppo scarna e statica.

 

A cosa serviva il " coro"?

Il coro aveva altresì il compito di collegare le varie scene, “spiegarle”, commentare e narrare la trama, per la fruizione del pubblico.

 

Nell'antica Atene, il teatro era allo stesso tempo un evento religioso, politico e agonistico, poiché veniva bandito un concorso ogni anno per il miglior inno ditirambico (inno in onore di Dionisio) e per la miglior commedia

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Dalla Grecia, i Romani non importarono solo la maggior parte delle divinità ma anche il teatro e la sua organizzazione scenica, a patire dal 364 a.C. con l’introduzione degli spettacoli teatrali nei Ludi Romani, feste ufficiali celebrate in onore di Giove.

 

Quali erano le diverse tipologie di rappresentazione?

La palliata (da “pallio”, l’abito nazionale greco indossato dagli attori) è l’equivalente della commedia greca e greci sono i personaggi come le ambientazioni.

 

Essa verrà poi soppiantata dalla togata (da “toga” l’abito tipicamente romano indossato dagli attori, tutti uomini), una rappresentazione di argomento e ambientazione romana.

 

La cothurnata erano invece l’equivalente romano della tragedia classica greca e consistevano in adattamenti dei testi originari di tragediografi greci come Eschilo, Sofocle ed Euripide.

Deve il suo nome agli stivali a suola alta indossati dagli attori tragici greci, detti cothurni.

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Staccandosi dalla matrice originaria, i romani inventarono la praetexta, che deve il suo nome alla toga praetexta indossata a Roma da adolescenti, magistrati e sacerdoti e di cui si vestivano anche gli attori di tale genere teatrale.

 

Esisteva inoltre la tabernaria, commedia di argomento popolare e triviale, probabilmente simile alla togata, ma di genere più volgare, “da taverna”, da cui il termine tabernaria.

 

Generi comici ancora più popolari erano considerati l’atellana (commedia farsesca, giocosa e licenziosa che nasceva ad Atella, una città osca della Campania, circa nel IV secolo a.C. e importata successivamente a Roma) e il mimo, un genere di teatro cui erano ammesse le donne.

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Che cosa faceva il mimo?

Il mimo recitava senza maschera per cui importante doveva essere la capacità espressiva (gestuale, facciale e vocale) dell’attore.

 

 

Con l’atellana nasce il teatro dell’improvvisazione e il fatto che si facesse uso di maschere, che la compagnia fosse itinerante e che gli spettacoli si tenessero sul carro su cui viaggiavano gli attori usato come palcoscenico, porta a pensare che essa sia stato il genere farsesco le cui molteplici varianti regionali hanno poi fornito l’humus culturale e artistico per l'insorgere, molti secoli dopo, della Commedia dell’Arte italiana. 

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La Commedia dell'Arte

La Commedia dell’Arte italiana nasce nel ‘500 e rimane popolare fino alla metà del ‘700 circa, perlomeno fino all’arrivo della riforma teatrale di Carlo Goldoni.

 

Per tutto questo lungo periodo, essa fu la forma di teatro per eccellenza in tutta l’Europa, riuscendo a soppiantare il teatro erudito del periodo rinascimentale, che si rifaceva, come accennato al mondo classico.

 

Quali sono le caratteristiche della Commedia dell'arte?

La Commedia dell’Arte è un genere teatrale che diventa anche un modo diverso di preparare lo spettacolo e che non è basato su di un testo base, bensì su più snelli canovacci, detti anche scenari.

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Essa trae origine dalla tradizione dei giullari e dei saltimbanchi medievali che, in occasione di ricorrenze festive o del carnevale, allietavano corti e piazze con farse, mariazzi (grottesche scenette di vita matrimoniale), "barcellette" (da cui la moderna barzelletta), raccontate e mimate da attori solisti, con il loro "ridicoloso" modo di parlare, muoversi e vestirsi.

 

Non è presente dunque nella Commedia dell’Arte una vera e propria scrittura teatrale, bensì una copione ridotto all’essenziale (trama) sul quale i commedianti improvvisano “a soggetto”.

 

Scarne ed essenziali appaiono anche le scenografie e gli artifici scenici, anche in ragione del fatto che le rappresentazioni si svolgono spesso all’aperto, ovvero in assenza di un vero e proprio teatro. 

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Le compagnie nella Commedia dell’Arte (arte qui sta per “mestiere” a significare il fatto che si trattava di veri e propri professionisti), sono composte da 10 attori e per la prima volta sono ammesse le donne, in numero di due, a recitare.

 

I commedianti dell’arte erano organizzati in compagnie (i Gelosi, i Confidenti, gli Uniti, i Desiosi, gli Accesi, i Fedeli, ecc.), protetti da nobili signori e si “diplomavano” solo attraverso un duro periodo di addestramento teatrale.

 

Gli attori di tali compagnie sanno dunque saltare, recitare, mimare e cantare e utilizzano costumi e maschere per interpretare i vari personaggi, come era stato per tutta la tradizione del teatro greco e romano classico e per quello comico (la farsa, l’atellana, il mimo).

 

Per attirare l’attenzione, maschere e costumi apparivano variopinti e arricchiti di elementi vistosi e in grado di caratterizzare con precisione i personaggi rappresentati.

 

Inoltre non era raro che questi mestieranti conoscessero la musica e che quindi suonassero per le strade per richiamare i passanti o dare “ritmo” alle scene che venivano improvvisate just in time.

Dove venivano fatti gli spettacoli?

Le compagnie girovaganti della Commedia dell’Arte si recavano per luoghi e paesi a portare il loro spettacolo nelle piazze e nelle strade, su semplici palchetti e anche alla luce del sole, fatto totalmente nuovo per l’epoca ma che riprende il modello dell’atellana: nella Commedia dell’Arte dove il teatro non è presente in un luogo, il teatro raggiunge quel luogo.

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Nella Commedia dell’Arte importanza fondamentale assumono le varie “maschere”, ovvero i diversi personaggi che popolano le scene rappresentate.

 

Cosa si intende per maschera?

Maschera diventa così equivalente di personaggio o macchietta, i cui elementi distintivi saranno la maschera stessa che copre il volto, gli abiti  (costumi), che devono comunicare sia il mestiere che l’estrazione sociale del personaggio, i gesti e le posture codificate, gli accenti e le espressioni gergali regionali o locali, le frasi fatte costantemente ripetute (tormentoni),  e infine le caratteristiche psicologiche univoche (essere furbi, oppure avari, scaltri, smargiassi, galanti, tontoloni, pedanti, saccenti, brontoloni o allegri).

 

Tutti questi aspetti verranno curati con atteggiamento professionalmente scrupoloso da parte degli attori,  andando a costituire uno dei modelli applicabili al processo di costruzione del personaggio.

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Quali sono le maschere più importanti della Commedia dell'arte?

Le maschere più importanti e rese celebri dalle varie compagnie italiane della Commedia dell'Arte (i cui costumi ritornano ancora oggi nel Carnevale dei bambini), sono Il Capitano, il classico militare “grandioso” o spaccone (Capitan Spaventa, Capitan Rodomonte, Scaramouche, etc.), la serie infinita degli Zanni, ovvero dei servi, divisi tra “tonti” e “furbi”, tra cui Arlecchino e Brighella, (maschere di origine bergamasca), Colombina (veneziana), Frittellino (ferrarese), Peppe Nappa (siciliana), Pierrot (dalla maschera italiana Pedrolino), Pulcinella (napoletana) e inoltre personaggi come il Dottor Balanzone (maschera bolognese), Gianduja (piemontese), Meneghino (milanese), Pantaleone (veneziana), Tartaglia (veronese), Rugantino (romanesco) e molti altri.

 

Ancora oggi schemi e strutture della Commedia dell’Arte danno corpo o arricchiscono il teatro comico e quello di improvvisazione che possiamo ammirare nei teatri o negli spettacoli televisivi di intrattenimento.

 

Come accennato, il periodo della Commedia dell'Arte termina con Goldoni che, con la sua commedia italiana, abolisce gradualmente le maschere e riporta al centro della rappresentazione il copione vero e proprio. 

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La Commedia dell'arte é il genere teatrale emerso dai centri urbani dell'Italia rinascimentale nel XVI secolo che ha alterato le nozioni europee di commedia e umorismo.

Ha anche segnato l'inizio della recitazione moderna nella cultura occidentale.  

(Mel Gordon, UC Berkeley Professor of Theater)

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